Viaggio

Nota: a 10 anni da questo viaggio sottolineo che le informazioni qui raccolte potrebbero essere ormai obsolete

Prima della Partenza

Il volo è stato prenotato direttamente dal sito KLM. Non so se per via delle coincidenze un po' strette, o per qualche particolare offerta internet, ma tale combinazione di voli, la più economica che ero riuscito a trovare, le agenzie non riuscivano a vederla (ne tantomeno prenotarla) dai loro terminali. Il sito KLM comunque è semplice (quando funziona) e permette di pagare con bonifico perciò l'acquisto del volo non ha richiesto di andare in agenzia. È possibile (ed è consigliato) comunque valutare soluzioni alternative proposte da siti di brockeraggio come eDreams o expedia. Il volo scelto è risultato un po' faticoso, con 2 scali all'andata e 2 al ritorno (ultimamente la KLM propone sempre voli economici per gli USA in questa modalità). L'andata è stata pertanto Milano Malpensa - Amsterdam - Minneapolis - Los Angeles. Il mio consiglio è sempre quello di prenotare il volo il prima possibile, soprattutto se si è in un gruppo numeroso. Ad Aprile 2008 non è stato possibile trovare a meno di 1100€, tuttavia le dinamiche dei prezzi dei voli non sono lineari ne tantomento chiare, sicuramente un prezzo leggermente più di quello preventivato (nel 2008 c'è stata una notevole affluenza di turisti verso gli USA a causa della debolezza del dollaro).

Prima della partenza abbiamo prenotato l'auto (quello che il sito chiama un Intermediate SUV) attraverso un brooker (AutoEurope). La scelta di utilizzare un brooker (l'auto da noi noleggiata sarà fornita alla fine da Alamo) è stata dettata dal prezzo competitivo che quest'ultimo proponeva contro il prezzo praticato dalla stessa agenzia di noleggio (Alamo) che alla fine fornirà la vettura (questo per quanto riguarda il 2008, probabilmente questa regola non vale sempre, ma nulla osta verificare). Nel prezzo del noleggio (intorno ai 500€ per 17 giorni) era compreso un pieno e i guidatori addizionali. Il problema dei guidatori addizionali è da tenere in dovuta considerazione: infatti per alcune compagnie di noleggio, e in alcuni stati americani, i guidatori oltre al primo devono pagare un costo aggiuntivo, spesso non indifferente. Alamo/National e Dollar richiedono infatti un prezzo per ogni guidatore aggiuntivo (circa 9$ al giorno per guidatore o la scelta dell'opzione gold con 3 guidatori compresi), mentre con Hertz, Avis, Advantage, Thrifty, Budget è compreso (almeno per i noleggi in California). Infine attenzione a Enterprise la quale fornisce miglia illimitate solo all'interno dello stato di noleggio (tale informazione viene fornita dal GPS montato all'interno della vettura e perciò non si scappa).

Per quanto riguarda la scelta di un SUV questa è stata dettata sia dal poter usufruire di un veicolo capace di andare ovunque nei parchi (anche se l'assicurazione del noleggio non copre danni quando si va in off-road), ma soprattutto dalla richiesta di un bagagliaio considerevole: le auto americane sono in genere grandi, ma mancano sempre di baule, e 4 valigie di dimensioni grandi (e relativi zaini) non ci sarebbero state. Il modello di veicolo di esempio proposto sul sito di AutoEurope era una Chevrolet Equinox che risultava relativamente economica nei consumi insieme all'ampio bagagliaio (fonte CarPlusPlus). Tuttavia non c'era certezza che ci venisse assegnato proprio tale modello, cosa che in effetti poi è avvenuta come si leggerà in seguito.

Un altra cosa che ci eravamo proposti di prenotare prima della partenza era l'albergo nella Death Valley (per esempio il Stovepipe Wells), ma già all'inizio di luglio le due strutture all'interno del parco risultavano non avere stanze disponibili e addirittura tutte le città limitrofe (Lone Pine, Independence, Big Pine) non offrivano neanche loro posti letto prenotabili.

Abbiamo prenotato invece per le prime 2 notti un hotel a Los Angeles in modo da avere un posto dove dormire appena atterrati e l'avere un hotel destinazione arrivati in suolo americano è richiesto dall'immigrazione USA e va indicato nel modulo apposito. La scelta dell'hotel è caduta sul Holiday Inn di Manhattan Beach, prezzo onesto e vicinanza all'areoporto ma anche al mare.

Abbiamo stipulato infine una assicurazione sanitaria, cosa molto consigliata visto che la sanità italiana in america non conta assolutamente nulla, e gli americani sono famosi per avere un servizio sanitario costoso. Anche in questo caso mi sono rivolto a un brooker (WorldNomad) che per 40 euro ha coperto le 3 settimane con 250000€ di massimale, con l'unico difetto che bisogna parlare con un operatore in inglese in caso di problemi (rivendono infatti una assicurazione danese, la IHI). In Italia può essere interessante la E-Mondial/Evia/GenialLoyd che ha un massimale illimitato per USA e CANADA e pagano loro direttamente (normalmente infatti l'utente deve anticipare la spesa, spesso consistente, e poi loro rimborsano).

Per ridurre al minimo le spese telefoniche mi sono affidato a un operatore di telefonica internazionale (sempre un brooker www.zaptel.com), ma in genere, se uno non ha particolari esigenze può sfruttare skype dalla propria stanza in hotel per chiamare.

Infine l'ultima cosa prenotata dall'Italia è stata la visita ad Alcatraz (24.5$ a testa) fornita da Alcatraz Cruises. Diciamo che 2 settimane prima della data in cui si vuole visitare l'isola, in Agosto, erano ancora disponibili posti negli orari centrali della giornata. Siccome che non avevamo prenotato ancora l'alloggio a San Francisco per quei giorni ho scelto di prenotare una visita nel primo pomeriggio, nel caso fossimo ancora in giro o soggiornassimo lontani dal molo.

3 Agosto

La partenza con l'Intercity delle 6.30 si rivela già "emozionante": il biglietto online per il treno era stato acquistato la sera prima, ma Trenitalia, sbadata, si era scordata di attaccare la carrozza 4. Poco male, perchè ci auto-piazziamo in prima classe.

Da Milano Centrale prendiamo il quasi comodo bus (andata/ritorno 12€) per Malpensa e dopo un oretta di viaggio arriviamo al Terminal, dove facciamo il primo errore, andando al banco di Alitalia (il primo volo era in codeshare e il vettore era infatti Alitalia) che ci imbarca i bagagli ma non ci può stampare i biglietti per il resto del viaggio se non solo quello per Amsterdam. Il banco della KLM non è indicato da nessun cartello visibile, ma in effetti è presente e qui ci permettono di ristampare tutti i biglietti dopo una dovuta sgridata per non essere andati direttamente da loro.

Ad Amsterdam l'aereo atterra con una ventina di minuti di ritardo, nell'istante esatto in cui comincia l'imbarco sul volo intercontinentale in un altro terminal dello Schiphol. Tra il percorrere la lunga pista di atterraggio, sbarcare, eseguire il controllo passaporti (considerando la coda visto che ad Agosto non eravamo certo i soli a partire), battiamo il record dei 2km (più o meno la distanza che separa i 2 terminal) di corsa con trolley e arriviamo come ultimi all'imbarco per il volo intercontinentale. Qui il personale ci fa le famose domande di rito per sapere chi ha preparato le valigie e con che mezzo siamo arrivati all'aereoporto.

Il volo intercontinentale non presenta problemi di sorta e ci permettiamo di guardare qualche film in lingua originale (la NorthWest non ha quasi mai film in Italiano, comunque poco male). I 3 pasti forniti durante il viaggio hanno più o meno tutti lo stesso sapore. La parte migliore è la coppetta gelato banana e fragola.

Atterrati a Minneapolis, dopo aver consegnato il foglio verde e controllati i passaporti, eseguiamo il riconoscimento della valigia e la reimbarchiamo nuovamente. Consegniamo il foglio bianco e ci mettiamo ad aspettare la coincidenza con Los Angeles. Tra un giro dell'areoporto (non grandissimo), un pezzo di pizza (4.7$), l'ultimo volo della giornata è servito. Arriviamo al Los Angeles International Airport (LAX) verso le 23.30 ora locale.

All'uscita del ritiro bagagli prendiamo al volo il bus navetta di Alamo per recarci dal noleggiatore. Facciamo una breve coda alla reception, e dopo aver sbrigato le formalità burocratiche (la patente italiana va benissimo in america, ma bisogna ricordare di portarsela dietro) ci viene detto di uscire nel parcheggio e scegliere liberamente uno dei veicoli parcheggiati. Il parcheggio dei Middle-SUV è abbastanza vuoto (o facciamo confusione con la definizione di SUV e Intermediate-SUV). Dopo aver scambiato qualche ulteriore parola con la signora dell'autonoleggio, quest'ultima va a prendere (non si sa bene da dove) un RAV4 e ce lo consegna. RAV4 v1

Solita attenzione alla guida in USA, tempo di impostare l'indirizzo dell'albergo sul cellulare (avendo compranto l'abbonamento alle mappe USA per il Nokia Navigator per la durata di 1 mese) e si è già arrivati all'Holiday Inn Express di Manhattan Beach. Nonostante l'ora tarda, il gestore è simpatico e come un pò tutti gli americani vorrebbe venire in Italia.

4 Agosto

La notte, come capita spesso per via del cambio d'orario di 9 ore e dall'eccitazione dell'esperienza di un posto nuovo, risulta molto corta. Al mattino facciamo la prima colazione americana nella hall dell'albergo, a base di bacon, frittata, yogurt e vari dolcetti al burro, guardando in televisione un discorso elettorale del allora candidato alla presidenza Obama. Dopo la colazione ci dirigiamo verso Venice Beach (33°59'1.09"N 118°28'17.78"O), una spiaggia abbastanza famosa vicino a Santa Monica. Lasciamo l'auto nel parcheggio a pagamento (7$ per tutto il giorno), alla mattina ancora ampiamente libero, e ci mettiamo a prendere il sole californiano sulla spiaggia bagnata dal Pacifico Oceano. Venice Beach Prima verso nord e poi verso sud, sul bagnasciuga seguiamo l'oceano fino al particolare molo non riuscendo però a trovare Muscle Beach, spiaggia famosa per la palestra sul mare. Rigorose le foto con i fuoristrada e le installazioni di osservazione dei famosi BayWatcher californiani. Los Angeles Verso l'ora di pranzo, con alcuni dei componenti del gruppo già ustionati (il sole della california non perdona) cominciamo il tour di Los Angeles, attraversando molto velocemente Beverly Hills e Bel Air, senza andare a cercare le case dei VIP (cosa che avevo già fatto in una precedente occasione senza però trarne adeguata soddisfazione): nel caso uno sia interessato a questo passatempo può trovare su internet tutti gli indirizzi e nei negozi di souvenir pittoresche mappe. Andando verso Hollywood ci fermiamo a mangiare da Denny's, una catena di ristorazione che diventerà la nostra principale fonte di approvigionamento di cibo nella vacanza.

Avendo lasciato tardi la spiaggia ed essendo arrivati comunque molto tardi nel locale, lasciamo Denny's non prima delle 16. Parcheggiamo l'auto all'inizio di Hollywood Boulevard e facciamo a piedi tutta la strada delle stelle. Facciamo qualche sosta nei centri commerciali lungo la via e davanti al teatro cinese dove sul selciato sono impresse le famose impronte delle stelle del cinema. Non conoscendo la strada per arrivarci saltiamo anche la visita alla famosa scritta HOLLYWOOD sulla collina dietro. Un altro luogo che abbiamo saltato nella veramente breve visita di Los Angeles, visto che non tutti erano appassionati di cinema, è stata la visita agli HollyWood Studios. Tale visita comunque avrebbe richiesto un ulteriore giorno a Los Angeles. Poco dopo, tornati in hotel, stravolti, andiamo a letto saltando addirittura la cena (avessi trovato quella catena di gelaterie...).

5 Agosto

Dopo la colazione in hotel, lasciamo Los Angeles e cominciamo il lungo viaggio verso San Francisco. Seguiamo la HighWay 1 Pacific e, senza fermarci, superiamo Malibù senza capire bene quale sia effettivamente la parte interessante da visitare (suppongo le spiaggie però, la Malibù State Beach e la Topanga State Beach in primis). Decidiamo di non svoltare per la 101 ma di seguire la 1 Pacific e costeggiare il mare nel tentativo di trovare una spiaggia dove riposarci. Non trovando un posto come si deve ci fermiamo, più che altro per disperazione, lungo la strada in un luogo vicino a Carpinteria, dove i camper parcheggiati lungo la strada si perdevano a vista d'occhio. Spiaggia stretta e mediocre ma tanti surfisti si sfidavano in questo lembo di mare. A pranzo ci fermiamo a Santa Barbara, graziosa cittadina non molto grande ma con una zona commerciale molto solare nella downtown. La comitiva rumoreggia e mangiamo pertanto in una pizzeria (una California Pizza Kitchen) per provare la famosa pizza americana alta e supercondita. Nonostante la strada per San Francisco sia lunga, ci fermiamo in diversi punti panoramici a osservare le numerose comunità di leoni marini lungo la costa. Andando verso nord il freddo comincia a farsi pungente e il sole si avvicina al tramonto.

Arriviamo a San Simeon al Motel6 prenotato la sera prima. San Simeon (almeno la zona da noi visitata) è una piccola cittadina di poche case sull'oceano, formata principalmente da Motel per la gente che affronta il viaggio lungo la costa. Per la cena andiamo in un ristorante vicino al Motel (il San Simeon Beach Bar & Grill), dove, nell'attesa che si liberi il posto a tavola, ci facciamo una birra. La ragazza al bancone storcendo il naso alla nostra richiesta di una Bud, ci consiglia come birra la Firestone. Dopo la cena, visto che il posto non offre molte amenità, andiamo immediatamente a letto, non appena dopo aver prenotato, con difficoltà, l'alloggio a San Francisco per il giorno dopo.

6 Agosto

Dopo la solita sveglia di buon mattino, esco per fare un paio di foto all'alba: erano circa le 6.45.

Siccome la colazione non era compresa, ci mettiamo in viaggio a stomaco vuoto e, non trovando un posto (aperto) che ci aggradi per fare colazione lungo la strada, mangiamo dei biscotti che ci eravamo portati dietro per il viaggio. Il clima comincia anche esso a cambiare, nuvole e zone con nebbia sostituiscono il sole di Los Angeles. E col nuovo clima comincia anche una delle zone più suggestive della California, quella di Big Sur, dove i monti Santa Lucia si tuffano bruscamente nell'oceano. Big Sur Lungo la strada troviamo una colonna di auto di gente intenzionata ad andare a vedere il faro di Point Sur. Visto che gli unici posti disponibili sarebbero stati alle 14 e il tempo non era dei migliori, decidiamo di proseguire il viaggio. 1 Pacific La tortuosa strada sul pacifico è disseminata di piazzole di sosta e noi, non faccendoci pregare, ci fermiamo ripetutamente per fotografare il paesaggio. La zona presenta diversi scorci notevoli, che potrebbero essere individuati preventivamente al viaggio (per esempio il Bixby creek bridge).

Verso le 13 arriviamo a Monterey, parcheggiando in un posto relativamente vicino alla zona portuale (36°36'1.01"N, 121°53'13.73"O). Qui, come poi in maniera più profonda si vedrà a San Francisco, la zona del porto (il Fisherman's Wharf) è stata trasformata in zona turistica dove il mercato e le case dei pescatori sono diventati negozi di souvenir e ristoranti. Qui tra bancarelle, foche e gabbiani, passeggiamo lungo la costa fino ad arrivare fino a Cannery Row (un'altra zona commerciale). Lì infine, stanchi, torniamo verso il centro di Monterey e ci infiliamo dentro a un Taco Bell per mangiare un paio di Burrito (il mio cibo preferito) e bere della sana Montain Dew (la mia bibita preferita). Dopo il pranzo messicano facciamo un giro al museo della città, molto carino e caratteristico e, recuperata la vettura, andiamo verso San Francisco. Rispetto al mio piano di viaggio saltiamo una tappa, non riuscendo a trovare l'indicazione per 17 Mile Drive (perchè ero convinto che si chiamasse 21 Mile Drive?), un percorso a Ovest della città (a pagamento?) lungo l'oceano che secondo alcuni è il più bello tra Big Sur e Monterey (secondo altri non lo è invece, a chi visita entrambi l'ardua sentenza). Proseguiamo dunque dritti verso San Francisco (facendo solo una deviazione aimè inutile per Santa Cruz dove finiamo nella zona del parco di divertimenti, riuscendo tuttavia a scroccare la wireless a qualche abitazione per cercare qualche guida su cosa visitare nei dintorni), tralasciando anche la zona di San Jose (e la Silicon Valley in generale, senza le doverose soste davanti a sedi di Apple, Intel e Yahoo e le filiali di Microsoft e Google, etc etc).

Arriviamo al Brodway Manor Inn verso le 18 e mettiamo la vettura nel parcheggio sottostante il Motel (la riprenderemo solamente dopo 3 giorni). Il Brodway Manor Inn è tra Van Ness Avenue e la Broadway, posizione abbastanza vicina a tutte le attrazioni di San Francisco. Nel complesso ci è andata molto bene, siccome questo motel aveva gli ultimi posti ancora liberi dove dormire in città (le alternative erano per esempio zone disagiate molto a sud vicino all'areoporto) e il prezzo contenuto (564$ per 3 notti a San Francisco nella classica stanza Double Queen). Entrando nella stanza, con somma gioia, ci aspetta un bel televisore LCD da una trentina di pollici. Visto che uno dei componenti della squadra presentava un chiaro sintomo di insolazione andiamo in una vicina farmacia sulla Polk per farci dare un antipiretico e una quantità industriale di doposole verde fluorescente all'aloe. Dopo un minimo di riposo chiediamo alla gentile e carina signorina dell'Inn dove andare a mangiare e ci consiglia una zona a nord lungo Union Street (su internet comunque si trovano indicazioni sulle zone per cenare e passare la serata). Camminiamo lungo Union Street, e a causa delle pressioni da parte di qualche componente del gruppo, andiamo (io per la prima volta in USA) in un ristorante Italiano (la Capannina). Dopo la cena (una delle più costose della vacanza ovviamente, sui 50$ a testa, cercando di non mangiare cibo prettamente italico e bevendo comunque del vino californiano), chiediamo al cameriere (ovviamente italiano) qualche informazione per trascorrere un doposerata in un locale carino della zona. Lui ci consiglia i locali tra la Polk e la Sutter, e a piedi ci dirigiamo lungo la Polk che è una parallela della Van Ness. Parlando con alcuni autoctoni, arrivati alla Sutter ci sconsigliano di andare oltre, sostenendo che la zona sarebbe diventata un pò pericolosa (già il tipo con cui ho parlato non si poteva certo annoverare tra quelli sani). Entriamo in un locale lì nei pressi che fa musica rock e poi torniamo verso il Motel.

7 Agosto

Siccome la colazione non era compresa, comincia la serie delle colazioni allo Starbucks, a base di Cappuccino, muffin e torte burrose. Il locale mostra la tipica coerenza americana con accesi, contemporaneamente, sia il camino che l'aria condizionata. È da notare che la temperatura a San Francisco è molto più bassa rispetto a quella incontrata due giorni prima a Los Angeles, e ci sono circa 12 gradi di giorno in Agosto.

San Francisco possiede un potente servizio pubblico. Lasciamo pertanto l'auto in hotel con l'intenzione di usare i bus e le famose cable car: vicino al motel tuttavia non ci sono uffici del MUNI (l'azienda trasporti locale) per comprare il DayPass giornaliero. Decidiamo pertanto di spostarci per la città, almeno inizialmente, a piedi (probabilmente i DayPass si potevano comprare anche sopra le CableCar come suggerisce il sito web). Arriviamo al museo delle Cable Car ma scopriamo che l'edificio aprirà solo alle 10. Nell'aspettare l'orario di apertura ci dirigiamo al vicino e famoso quartiere di Chinatown, per poi proseguire, sempre a piedi, verso North Beach, il quartiere italiano (e dimenticandoci completamente di visitare il museo). Coit Tower Letteralmente scaliamo Telegraph Hill per arrivare alla Coit Tower, torre panoramica dove saliamo (attraverso un grazioso ascensore e previo pagamento di un obolo da 4.50$) per dare uno sguardo a 360 gradi alla città avvolta dalla nebbia. Nel piazzale antistante una statua di Cristoforo Colombo con lo sguardo rivolto verso il mare ricorda il gran numero di immigrati italiani che si sono stabiliti in questa città negli ultimi secoli. Scendendo da Telegraph Hill verso nord si arriva alla zona dei porti. Entriamo nell'area del Fisherman's Wharf di San Francisco e, mangiando un trancio di pizza, osserviamo un prestidigitatore fare uno show davanti a una platea attonita di bambini. Se al mattino c'era nebbia e nuvole, pian piano era uscito nuovamente il sole.

Alcatraz Ticket Dopo la pausa pranzo, dal Pier 39 (quello più famoso, con l'Hard Rock Cafè) andiamo verso il Pier 33 dove partono i battelli per Alcatraz. Avevo prenotato il tour delle ore 14 e, arrivati sull'isola prigione restiamo fino alle 17, ascoltando dall'audio guida fornita le poche vicende storiche che la prigione può proporre e poi vagando casualmente per gli spazi abbandonati. Dopo aver preso praticamente l'ultimo battello di ritorno da Alcatraz sbarchiamo nuovamente al Pier 33. Dal Pier prendiamo l'autobus e ci fermiamo, essendo lungo la strada, in Ghirardelli Square, dove la famosa fabbrica di cioccolato di questo signor Ghiardelli ha dato il nome all'isolato: San Francisco è una delle città più italiane d'america alla fine. Una buona tazza di cioccolata calda con panna (3.25$) risulta indispensabile per superare il freddo della città (peccato che poi rovini la cena). Dopo una breve sosta nel motel riprendiamo l'autobus per tornare nella zona del porto ed entriamo in un locale della catena Hooters, catena famosa in cui le ragazze devono essere un pò prosperose e servire in short e top. A parte la non eccezionale cameriera (...) che ci siamo trovati, un senza tetto di fianco che emanava un cattivo odore e un ora e mezza per servirci il panino, io continuo ad avere stima per questa catena. Il freddo si era fatto intenso e la zona del porto dopo mezzanotte si era già svuotata. Torniamo verso il Motel per affrontare la notte.

8 Agosto

Colazione nuovamente allo Starbucks vicino al Motel e prendiamo l'autobus verso la DownTown lungo la Van Ness. Sosta per vedere il mestoso Municipio di San Francisco dallo stile tipicamente americano. Con un altro autobus (e dopo una sosta in un negozio di elettronica) arriviamo a Union Square, centro della vita finanziaria e dello shopping di lusso della città. Visto che con quello noi centriamo poco o nulla prendiamo un Tram e andiamo verso il quartiere di Castro. I tram vecchi usati su alcune tratte vengono direttamente da Milano, e dopo una lucidata e una messa a nuovo vengono usati come attrazione per i turisti. Ancora alle pareti ci sono le pubblicità, ormai sbiadite, di Figurella con un numero di telefono di Milano. 1 Pacific Sul tram, dopo una chiacchierata con un tipo molto tossico su cosa visitare, arriviamo al quartiere di Castro dove non riusciamo però a trovare quel clima pittoresco e gioviale che ci aspettiamo dalla comunità omosessuale più grande d'america. Solo un signore molto gentile chiede se ci siamo persi e in quel momento capiamo che è ora di proseguire.

In autobus arriviamo al Golden Gate Park e ci fermiamo a mangiare in un posto un pò discutibile tra la 9th e la Irving. Attraversiamo il Golden Gate Park, fermandoci a visitare l'orto botanico, il giardino Zen e, solo esternamente, lo Young Memorial Museum. Con un pò di difficoltà attraversiamo il parco e, prendendo nuovamente l'autobus, arriviamo finalmente al Golden Gate. Anche in quel mattino il tempo si era presentato nuvoloso ma, appena superata la metà della giornata, un tiepido sole dava il suo benvenuto a noi provetti turisti. Golden Gate Attraversiamo a piedi il Golden Gate (almeno fino a metà della sua lunghezza), ammirando la maestosità della costruzione. Riprendiamo l'autobus e andiamo di nuovo verso il centro; dall'autobus incrociamo una grande fila di gente in auto per andare sul Golden Gate (meglio evitare di girare sul ponte in auto). A causa delle coincidenze non perfette scendiamo e facciamo 3 isolati per giungere infine a Lombard Street la strada più tortuosa al mondo, che attraversiamo a piedi intorno alle 18.30. Lombard Street è in effetti un pezzo di strada abbastanza tortuoso piastrellato a cotto e circondati da enormi fioriere. Anche in questo caso troviamo una interminabile fila di auto di turisti che vogliono attraversarla e ringraziamo il fatto di essere a piedi (anche se in effetti siamo assai stanchi dalla giornata). Da Lombard Street prendiamo l'autobus e andiamo di nuovo al Pier 39, dove facciamo acquisti all'Hard Rock Cafè e decidiamo di fermarci lì per la cena. La sera viene trascorsa su internet a cercare un alloggio vicino al parco di Yosemite (per esempio Oakhurst, Mariposa, nei dintorni del Bass Lake o addirittura all'interno del parco), che aimè non troviamo, prenotando alla fine per disperazione un alloggio a nord di Fresno.

9 Agosto

Dopo l'ultima colazione dal fidato Starbucks (quello tra la Vallejo e la Polk), riaccendiamo il RAV4, attraversiamo il Bay Bridge a tutta velocità verso Est e affrontiamo la lunga strada verso Yosemite (anzi Fresno). Arriviamo al Rodeway Inn di Fresno dopo mezzogiorno e pranziamo lì nei pressi, da Long John Silver, la catena che frigge qualunque cosa che nuoti nel mare: fortunatamente riusciamo a trovare del merluzzo non fritto che mangiamo con una pannocchia lessa e del riso.

Dopo un ora di auto arriviamo nel primo pomeriggio al parco di Yosemite dove compriamo la card annuale da 80$ per tutti i parchi americani. Dopo aver ricevuto dal ranger la guida del parco voltiamo a destra verso la zona di Mariposa per vedere le famose Sequoie Giganti (le sequoie ci sono anche al Sequoia National Park che in questo tour ho saltato per motivi di tempo). Presa una mappa da 50 cent con il percorso consigliato cominciamo il tuor delle sequoie. È difficile descrivere cosa si prova ad essere in mezzo a questi alberi immensamente grandi, parole e foto in questo caso non rendono abbastanza. La cosa divertente e che anche tra le sequoie ci sono gli altri alberi che noi reputeremmo enormi, ma sono piccoli rispetto alle sequoie stesse. A piedi saliamo per la montagna, attraversando alberi, osservando in particolare quelli caduti, che cadendo si infrangono come se fossero pezzi di vetro: il fatto che paradossalmente sia un legno fragile ha permesso a questi alberi di essere salvati dalla deforestazione. Tra questi giganti c'è il Grizzly Giant, albero che ha quasi 2000 anni e il primo ramo ha un diametro di 2 metri e mezzo. Siccome siamo arrivati tardi al parco, viene anche presto sera e torniamo verso la partenza (dopo comunque diverse ore di cammino) senza aver visto il visitabile (completare il giro avrebbe richiesto un'ulteriore ora probabilmente). Da Mariposa Groove ci spostiamo verso Wavona al cui spaccio ci fermiamo a vedere cosa potremo comprare il giorno dopo, e infine torniamo verso Fresno. Notiamo uno sfortunato viaggiatore al quale un sasso, o a pigna di sequoia gigante, aveva sfondato il parabrezza. Visto che tutte le Steakhouse lungo la strada erano strapiene di gente, finiamo in un Carl's Jr (7.5$) a Oakhurst. Dopo un sano hamburger, a notte fonda arriviamo di nuovo in Motel a Fresno.

10 Agosto

Se il primo giorno abbiamo impiegato un'ora per giungere all'ingresso del parco, questa volta per giungere da Fresno al centro del parco ci sono volute 2 buone ore di auto. Yosemite Valley Ci fermiamo a Oakhurst a fare spesa in un supermercato dove una ragazza della cassa gira con una melanzana in mano persa da qualche cliente. Visti gli eventi dei giorni passati e la presenza di un offerta irrinunciabile compriamo una cassa d'acqua da 24 bottigliette di plastica da mezzo litro. Da quel momento useremo solo bottigliette da mezzo litro e io cercherò invano un contenitore per riciclare la plastica (comunque solitamente dentro i parchi ci sono ma in generale non è opinione diffusa in america riciclare i rifiuti).

Il primo impatto della valle centrale dello Yosemite avviene in maniera improvvisa dopo un tunnel scavato nella roccia. Qui, si può parcheggiare la vettura e osservare il panorama di questa immensa valle immersa nel verde dei pini e confinata nel bianco del granito.

Posteggiata l'auto in uno dei parcheggi interni, dopo qualche incertezza nell'individuare il centro informazioni del parco, prendiamo il Bus e andiamo verso le cascate. Arriviamo alle cascate intorno alle 12.30, ma aimè manca totalmente l'acqua. Non è il periodo adatto per visitare i parchi californiani alla fine. Siccome il tempo a disposizione è poco per visitare tutto il parco, decidiamo di proseguire il tuor con il Mirror Lake, un posto molto bello, proprio sotto l'Half Dome, una enorme montagna di granito tagliata esattamente a metà (una semisfera appunto). Half Dome from Mirror Lake Pranziamo in mezzo all'erba e ci dirigiamo verso la prossime cascate: le Vernall Falls. La salita risulta abbastanza impegnativa (anche perchè essendo sempre di corsa ogni tragitto viene fatto al massimo delle forze) tuttavia la deviazione per passare sotto la cascata è consigliata: lì alla base fa capolino un arcobaleno. Arriviamo in cima alla cascata intorno alle 16.45 dove scopriamo un gelido quanto splendido lago (l'Emerald Pool) alimentato da un altrettanto gelido torrente in cui infiliamo le nostre provate appendici. Restiamo intorno al lago a mollo per circa una mezzoretta per poi ritornare verso il centro valle. Con l'auto riprendiamo la via verso Fresno ma, facendo una deviazione di circa un oretta, arriviamo giusti per il tramonto a Glacyer Point, il punto panoramico più alto raggiungibile con l'auto. Da qui si può vedere tutta la valle dello Yosemite, uno spettacolo da mozzare il fiato (se non fosse per i Ranger che raccontano la geologia del parco). Alle 20 il sole tramonta e ci dirigiamo verso un luogo dove cibarci. Questa volta la Sweetwater Steakhouse non era piena, ma era chiusa per il santo patrono (quando è destino è destino). Troviamo una pizzeria della catena Round Table Pizza (che era in procinto di chiudere anche'essa) a Oakhurst, vicino a dove avevamo fatto la spesa quella stessa mattina, e ne approfittiamo per mangiare la indigesta pizza lì prodotta.

11 Agosto

Carichiamo armi e bagagli, e se il primo giorno avevamo impiegato un ora per giungere a destinazione, il secondo due ore, al terzo giorno ci aspetta un viaggio di tre ore per arrivare al Tioga Pass, con la solita e dovuta sosta al centro commerciale di Oakhurst. Superato nuovamente il centro del parco, dopo una sosta rapida a fare bisognini sul limitare di un foresta bruciata ma ormai ricresciuta, arriviamo verso le 13 al passo Tioga (un passo che comunque è a 3031 metri di altezza). Tioga Pass Qui ci si presenta uno spettacolo particolare, dove il granito bianco fa da padrone su tutte le cose visibili: sembra che sia neve ma invece è nuda roccia intrammezzata casualmente da crepe e coraggiosi arbusti.

Appena dopo il passo Tioga, tra il bianco del granito e in mezzo a una macchia di verde c'è un lago azzurrissimo, il Tenaya Lake. Tenaya Lake Qui, prima di pranzo, facciamo un bagno in queste acque cristalline e ovviamente gelide che più gelide non si può. Panino e si prosegue verso Tuolumne Meadow, una larga prateria a 2600 metri di altezza. Al Visitor Center chiediamo al Ranger un percorso breve da fare a piedi. Partendo da un parcheggio (37°52'41.17"N 119°20'20.12"O), ancora abbastanza pieno nonostante l'orario, ci limitiamo a fare una passeggiata di un paio di ore in mezzo a cervi e cerbiatti per arrivare al Dog Lake verso le 16. Cervo al Dog Lake Proseguendo lungo la Tioga Road arriviamo all'uscita est del parco verso le 18 e ci fermiamo per fare qualche foto (37°56'52.90"N 119° 6'47.66"O) con lo sfondo del Mono Lake, lago senza estuari dalle acque alcaline e salate. Non andiamo sul lungo lago (anche se non è molto distante), perchè la strada per Bishop è ancora lunga.

Questa parte di strada è molto caratteristica, e ricorda molto i film sulle praterie americane. Arrivati al Vagabond Inn (un paio di lenzuola sporche ma una ragazza alla reception carina) notiamo con piacere la presenza dell'immancabile piscina ma anche di una fornita area Barbecue, delle quali non usufruiamo. Ceniamo presto per prepararci al viaggio del giorno dopo. Un immancabile Denny's (20$ a testa) ci permette di fare questo.

12 Agosto

Per affrontare la Valle della Morte con coscienza ci alziamo all'alba e in fretta ci dirigiamo verso l'inizio della Death Valley. A Lone Pine compriamo l'acqua e facciamo benzina prima di entrare nel parco (dove all'interno ci sono solo 2 distributori di carburante a prezzi un pò esagerati) e proseguiamo fermandoci ogni tanto a far le foto al nulla, con la temperatura esterna che velocemente supera i 37 gradi. Death Valley Arriviamo alla depressione centrale della valle (100 metri sotto il livello del mare) verso le 10, con la temperatura esterna che ha superato già i 105F (40 gradi celsius). Con un atto di coraggio corriamo verso le dune di sabbia per fare qualche foto a questo particolare paesaggio. Rientrati in auto saltiamo la parte di Zabriskie Point e tutta la parte di Furnace Creek che comunque, se avessimo trovato alloggio all'interno del parco, valeva la pena di visitare. Visitiamo velocemente la città fantasma di Rynolite verso le 13 e infine andiamo diritti verso Las Vegas.

Facciamo fatica a trovare il posto parcheggio ottimo allo StratoSphere, causa mancanza totale di indicazioni su come poi raggiungere le camere senza attraversare il Casinò. Ho scelto lo Stratosphere per via del suo ottimo rapporto qualità prezzo: 75$ per la stanza doppia, e 16$ per la Wireless. In generale dormire a Las Vegas in questi hotel-casinò è economico rispetto al resto degli states. Solo in seguito, quando ormai eravamo sul posto, abbiamo notato che lo StratoSphere è un pò fuori dal centro della Strip. Dopo il pranzo in uno dei fast food interni all'hotel facciamo una sosta (e riposino) in camera e, visto quello che era successo a Yosemite, cerchiamo di prenotare tutti gli hotel fino alla fine della vacanza (sbagliando pure la data dell'ultimo hotel). Non riusciamo a trovare in questo periodo nessun posto libero a Page e dobbiamo cambiare un pò i programmi. Con un colpo di fortuna invece è rimasta esattamente una sera disponibile all'interno del Grand Canyon e ne approfittiamo. Tra un riposo e l'altro viene tardi: arriviamo infatti a una delle due piscine dell'hotel (quella per soli adulti al nono piano) alle 18 che stava chiudendo. Ricadiamo in quella al sesto piano (quella piena di bambini urlanti) e stiamo li fino al tramonto (19.30 circa). Dedichiamo il resto della serata al bucato (essendo la lavanderia gratuita c'era una coda interminabile) e il solito Denny's ci fornisce la cena verso le 22. Finita la fase di asciugatura dei panni però sono le 23 e, pensando che la parte centrale della Strip fosse vicina, affrontiamo buona parte di Las Vegas a piedi. Las Vegas Sosta nei casinò come il Circus, un fugace cocktail (9$ a testa) in un locale lungo la strada, arriviamo però al Treasure Island quando ormai i fuochi di artificio e lo spettacolo danzante era già terminato. Passiamo il resto della serata all'interno del Venezia con i suoi calli, il cielo artificiale, le piazze sintetiche e i finti campanili di San Marco. Arriviamo sfiniti fino al Caesar Palace e infine con un Taxi (12$) torniamo allo Stratosphere.

13 Agosto

Lasciamo la stanza verso le 11 con il check-out automatico e, siccome il veicolo ci indicava da ormai 200 miglia la necessità di fare la revisione, andiamo verso l'Alamo per riportare il veicolo (sbagliando pure strada e allungano sensibilmente il viaggio). Qui ci fanno notare che dovevamo telefonare al numero indicato invece che andare direttamente da loro. Senza grandi problemi ci danno un altro RAV4, questa volta targato Florida, più o meno con lo stesso chilometraggio (22000 miglia, quasi nuovo), ma il dentro abbastanza più sporco (probabilmente trasportava cinghiali grufolanti). A questo punto ci mettiamo in viaggio, ormai sul tardi, verso il Parco Nazionale Zion, fermandoci non prima a fare un brunch nel solito Denny's vicino all'hotel. Comincia a cambiare l'aspetto delle montagne: ora sono più simili a quelle dei Canyon delle foto turistiche. Scopriamo che il motel che avevo prenotato era a Hurricane e non a Rockville come avevo richiesto dal form su internet: da notare che tra Hurricane e l'ingresso di Zion ci sono circa 22 miglia. Arriviamo al Super8 di Hurricane, dove scopriamo che forse, tale motel, aveva appena cambiato proprietario... la nostra stanza era infatti ancora da ridipingere. Scaricate le valigie dal SUV abbiamo ripreso il percorso e dopo mezz'ora di auto arriviamo dentro il parco, poco prima del tramonto. Lasciamo l'auto nel parcheggio (visto l'orario è stato possibile trovare facilmente un parcheggio interno) e prendiamo il classico bus navetta per avvicinarci alle prime attrazioni naturalistiche che Zion può offrire. Leggendo la solita guida che viene fornita all'ingresso del parco dal Ranger scegliamo un sentiero di un oretta che ci porta alle Emerald Pool, stimolati dell'esperienza dei laghetti nello Yosemite. Queste pool tuttavia risentono ancora di più della sicità nella regione e sono poco più di una coppia di stagni. Tuttavia il panorama è molto bello e siamo circondati da alte guglie di roccia rossa. Vedendo che ormai si era fatto buio, e considerando che le navette si sarebbero mosse comunque fino alle 23, restiamo a mangiare all'interno del parco al Red Rock Grill, cibo buono e ambiente suggestivo (oltre a un cielo stellato all'esterno tutto da ammirare non inquinato dalle luci delle città).

14 Agosto

Facciamo la classica colazione nella hall del motel, dove finalmente riesco a cucinarmi un waffle come si deve (con lo sciroppo d'acero). La prima tappa della mattinata sono le Weeping Rock, le rocce piangenti, che a causa della solita mancanza di acqua, si sarebbero potute ribattezzare rocce appena tristi. Hidden Canyon Insoddisfatti per la prima tappa, e proprio per non dare ragione a quelli che sostengono che non si debbano affrontare i sentieri esposti al sole in pieno giorno, saliamo alle 11 verso l'Hidden Canyon, il cui sentiero si può prendere proprio dalle Weeping Rock. Il sentiero per arrivare l'Hidden Canyon è a strapiombo sul vuoto attraverso una comoda ferrata su roccia liscia: consigliato a utenti esperti. Riusciamo tuttavia a raggiungere sani e salvi questo canyon ad alta quota, e ci addentriamo agilmente al suo interno per una buona mezzora, confinati in un stretto percorso da alte e liscie pareti di roccia scavate da un fiume ormai secco da milioni di anni. Alla fine, capendo che quel canyon era infinito, ci fermiamo per fare una pausa, pranzo al sacco e riscendiamo nuovamente a valle. Al ritorno dal canyon facciamo una sosta necessaria a far scendere la temperatura dei piedi, e ci lasciamo a mollo in un torrente per una buona mezzoretta, anche per preparare psicologicamente i piedi alla successiva immersione: lo Zion Narrow. Presa nuovamente la navetta scendiamo all'ultima fermata e dopo un piccolo pezzo di sentiero a piedi proseguiamo l'esplorazione del Canyon nel letto stesso del fiume che lo attraversa e lo plasma. In questo caso un paio di calzature apposta sarebbero risultate necessarie (almeno un paio di sandali in gomma) in quanto è impossibile camminare scalzi sui ciotoli del fiume. In ogni caso a un certo punto l'acqua arriva fino alla cintura (se non oltre) e perciò risulta impossibile proseguire e si deve comunque torna indietro.

È pomeriggio inoltrato. Saliamo nuovamente in auto e proseguiamo la vacanza, attravesando il Canyon e uscendo dall'ingresso EST del parco verso la vicina Kanab, prossima sosta: la perdita di Page infatti ci ha obbligato a scegliere un posto molto vicino a Zion per dormire; questa volta, attraverso un brooker (www.orbitz.com), avevamo prenotato una stanza allo Shilo Inn di Kanab (129$ per notte). Cena a base di pizza al Pizza Hut di Kanab. Dopocena, via internet, proviamo a raccogliere informazioni su come andare a visitare i famosi Slot Canyon di Page, tuttavia le visite risultano costose e brevi. Con un minimo di attrezzatura in più e un pò di coraggio si poteva andare a visitare il Water Holes Canyon usando un pass Navajo reperibile presso l'Antelope Canyon Tribal Park Office a Page e imboccando una strada sterrata con il fuoristrada (probabilmente ci sono anche dei tour guidati a tutti gli slot canyon della zona intorno a Page, basta solo informarsi, e pagare).

15 Agosto

Per arrivare a Page scegliamo la strada più lunga, ma anche quella panoramica che passa a Sud e per un pezzo costeggia il Colorado. L'ambiente cambia sensibilmente di aspetto. Superiamo il bivio per il Grand Canyon Nord (meno famoso della parte Sud, ma da quello che si dice altrettanto bello). Ci sarebbero da vedere anche delle dune di sabbia rosa (il Coral Pink Sand State Park) che saltiamo. Cliff Dwellers Lungo la strada troviamo uno dei posti più caratteristici della zona, il Cliff Dwellers, delle formazioni rocciose a forma di fungo, direi uniche nel loro genere. Colorado River

La tappa successiva è il ponte più famoso sul Colorado, il Ponte Navajo, dove ci fermiamo a fare foto al fiume stesso. Voltando verso Page, parcheggiamo l'auto dopo qualche km e, a piedi, ci dirigiamo verso uno dei posti famosi della zona, l'Horshoe Bend, a cui si arriva a piedi dopo un tratto di strada sabbiosa sotto il sole cocente. Horshoe Bend Arriviamo a mezzogiorno all'inizio di Page e proviamo a cercare l'ufficio Navajo a Leeche senza successo (la stessa Leeche è una cittadina molto più simile a una baraccopoli che a un luogo turistico). Tornati sui nostri passi ci fermiamo a mangiare al SubWay all'imboccatura del bivio per Leeche. Caricati di bevande ghiacciate per affrontare il caldo della città ci dirigiamo verso la grande diga sul Colorado saltando completamente il centro di Page (se esiste).

Dopo una breve visita alla diga Powell (senza entrare nel locale e fare il tour guidato) ci dirigiamo verso la spiaggia del lago Powell. Dopo diversi km verso Nord e seguendo questa volta le coordinate GPS (37°0'22.27"N 111°34'37.81"O) riusciamo a trovare il bivio per la spiaggia della Lone Rock. Lone Rock Anche il lago Powell fa parte dei Parchi Nazionali, in quanto dentro il Glen Canyon, e possiamo usare la nostra card per accedervi. La Lone Rock risulta essere uno spuntore di roccia ormai circondato dalle acque del lago artificiale. Dopo aver fatto un pezzo di strada offroad sulla sabbia per arrivare alla riva, ci mettiamo a questo punto a prendere il sole e a fare il bagno nel lago, circondati da coloriti americani che a modo loro passavano il Ferragosto (visto che per loro non è festa). Il tempo è stato abbastanza clemente, nonostante qualche nuvola passeggera. Ma è proprio vero che il tempo in questa zona geografica cambia velocemente: nuvole ampie si alternano a sprazzi di sole. Nonostante il sole fosse ancora alto, dovevamo dirigerci verso Flagstaff, e la strada era lunga, non avendo trovato nessun posto dove dormire tra Page e il Grand Canyon (obiettivamente esistebbe un unico posto con 2 hotel).

Andando verso Sud il tempo peggiora notevolmente, e dense nuvole di pioggia si addensano all'orizzonte. Soffia un vento forte da ovest ma non possiamo esimerci dal fare foto al tramonto in mezzo alle nuvole. Arriviamo a Flagstaff a sera tardi e, tempo di lasciare le valigie al Days Inn, ci dirigiamo verso un fast food. Troviamo un Arby's e ci facciamo un paio di panini a testa (9.8$ ma il ragazzo alla cassa, molto confuso è riuscito a farmi 3 scontrini) per concludere degnamente la giornata.

16 Agosto

Dopo aver fatto a ritroso il viaggio tra Flagstaff e il Grand Canyon Sud (ingresso Est) arriviamo al primo punto panoramico del Canyon. Ovviamente le parole non possono esprimere la vista di chilometri e chilometri di questa enorme voragine scavata in milioni di anni dai fiumi della regione. Tutto intorno è un enorme tavoliere piatto, e in mezzo a questa pianura si apre una gola profonda centinaia e centinaia di metri con in fondo un invisibile quanto turbolento fiume. Proseguiamo tra un punto panoramico e l'altro, fermandoci in mezzo a prendere delle cibarie al market a Desert Point, la prima sosta dopo l'ingresso ufficiale del parco (ci sono punti panoramici prima dell'ingresso del parco gestiti dai Navajo). Il tempo cambia velocemente, alternando momenti di sole, a momenti in cui nuvole cariche di pioggia coprono il cielo. Uno dei punti panoramici si raggiunge dopo buoni venti minuti a piedi e anche in questo caso tra fulmini e scrosci d'acqua la faccenda comincia a diventare fastidiosa. I momenti di pioggia battente diventano sempre più frequenti, fino a che non siamo costretti a rifugiarci verso le 15 al Lodge (avevamo trovato posto al Yavapai Lodge) almeno per vedere se la nostra stanza fosse disponibile. Restiamo in caffetteria a bere qualcosa di caldo fino intorno alle 17, uscendo a fare un giro della zona intorno al centro del villaggio e facendo qualche acquisto al market (fornito di diverso materiale tecnico per escursioni in montagna). Alle 18 il tempo ci vince e rinunciamo a visitare il canyon e vedere uno dei suoi famosi tramonti (che tanto sarebbe stato invisibile con quella pioggia). Per far capire la quantità di acqua che si è riversata nella zona, poco distante da noi proprio quel giorno un torrente era tracimato obbligando diversi campeggiatori ad essere tratti in salvo grazie ad elicotteri. Smette di piovere alla fine e alla sera andiamo a mangiare all'interno del parco al Bright Angel Dining Room and Lounge (32$ a testa ben spesi).

17 Agosto

Combattutto se mettere la sveglia alle 5 per andare a vedere l'alba o meno, considerando il fatto che se mi fossi alzato presto nel resto della giornata potevo non avere le energie per affrontare la discensa nel canyon, e combattutto soprattutto dal fatto che i miei compagni di viaggio potevano odiarmi per tale gesto, preferisco svegliarmi verso le 7.30 e buttare gli altri giù dal letto. Giornata stupenda senza una nuvola, colazione alla caffetteria del Lodge (8$) e direzione verso l'Angel Trails, il quale sentiero, viene ricordato ovunque, non deve essere fatto nelle ore calde della giornata e senza adeguata scorta di acqua. Tutte le guide avvertono che per risalire ci si impiega circa il doppio di scendere per una persona normale. Visto l'orario, scendiamo per circa 45 minuti e per risalire impieghiamo neanche un ora (con due soste), mostrando una forza fisica invidiabile, grazie anche all'allenamento a cui ci siamo sottoposti nelle settimane precedenti. Sicuramente scendendo di più avremmo impiegato molto più tempo per risalire e non avremmo mantenuto quel ritmo a causa della stanchezza accumulata. Nel risalire incontriamo un ragazzo americano che, nonostante il pessimo tempo atmosferico, aveva dormito sul fondo del Canyon e alle 2 di notte, grazie alla luna piena che la notte precedente aveva fatto finalmente capolino tra le nuvole, aveva cominciato la risalita e, alle 11 di mattina, ci aveva incontrato a circa mezzora dalla cima.

Grand Canyon Dalla cima proseguiamo il tour lungo il bordo del Canyon visitando altri punti panoramici (gli ultimi tuttavia, per dei lavori in corso, erano inaccessibili). Riprendiamo la vettura e ci dirigiamo malinconicamente verso Barstow, con l'amaro in bocca di non esserci avvicinati di più al fondo del Canyon. Ci fermiamo a mangiare, dopo aver seguito male le indicazioni stradali, in un classico Denny's a Williams, dopo aver attraversato la cittadina stessa (molto carina) a causa di errori di direzione. Il viaggio prosegue molto lungo (è il trasferimento più lungo della vacanza, un viaggio di circa 6 ore ricordando che sulle highway americane si possono fare velocità massime di 75mph), con qualche uscita dalla Highway 40 per provare a seguire la Ruote 66, che risulta tuttavia spesso interrotta e inagibile. Dopo le interminabili 6 ore di viaggio praticamente ininterrotto (se non per far benzina in un posto dove proabilmente si era appena conclusa una rapina, visto che c'erano diverse pattuglie ed elicotteri della polizia), arriviamo verso il tramonto a Barstow.

Abbiamo scelto questa volta un America Best Value Inn, motel di fascia bassa, in ogni caso decente, nella zona ovest della città. Notiamo che la signora della reception ci parla dietro uno spesso vetro, facendoci intuire che comunque Barstow non è un paese facile. Anche questa volta, nonostante la temperatura torrida, non proviamo la piscina del motel. Ci fermiamo a mangiare al primo Del Taco che troviamo lungo la strada, piccolo errore, perchè la vera Barstow cominciava pochi isolati più in là, con miriade di fast food affollati di gente (Barstow forse ha altri divertimenti ma non li ho mai scoperti, e dire che ci ho lavorato per 2 settimane).

18 Agosto

Appena svegliati e fatta una colazione allo Starbucks di Barstow ci dirigiamo verso la città fantasma di Calico (34°56'40.67"N 116°51'58.01"O), ex città mineraria trasformata in attrazione turistica a mo' di vecchio far west. 6$ a testa per entrare nel parco a tema e si possono vedere finti edifici in legno che ricordano la corsa all'oro che ha reso famose queste zone. Calico Il resto della mattina è dedicata allo shopping: ci dirigiamo dunque verso i due grandi outlet (34°50'58.91"N 117° 4'54.90"O) che Barstow ospita lungo la HighWay 15. Tra un negozio e l'altro restiamo nella piccola città dello shopping fino all'ora di pranzo. Telefoniamo al numero verde del Days Inn per chiedere se si poteva cambiare la data della nostra prenotazione in hotel a Los Angeles, ma visto che era in promozione la data non poteva essere cambiata. Restiamo a mangiare nell'Arby's nei paraggi.

Prendiamo l'auto, dopo un doveroso pellegrinaggio allo SlashX (un locale in mezzo al deserto del mojave, che mi ha cibato diverse volte nel passato), in poche ore siamo a San Diego, lasciamo le valigie nel Motel Super8 (anche questa volta seguendo troppo ciecamente le informazioni che il sito del motel forniva siamo finiti nettamente fuori dal centro città, anche se a 95$ per notte) e ci dirigiamo verso Sunset Cliff Boulevard (32°44'7.78"N 117°15'20.97"O) giusto in tempo per il tramonto. Questa zona è famosa (almeno per me) in quanto giovani e non si trovano su queste scogliere a osservare il sole che tramonta sul pacifico, con le onde che si infrangono sugli scoglio. Decisamente uno degli spettacoli più emozionanti della zona. San Diego è molto bella come città, molti spazi verdi, tanta gente che fa footing e si sente molto l'aria del messico a pochi km di distanza, che paradossalmente porta una ventata di europeismo alla città. Per la sera si va nella downtown, nel più famoso quartiere di San Diego, quello delle Gas Lamp. Parcheggiamo l'auto tra la Market e la 7Th, ceniamo a base di bisteccone in un ristorante stile irlandese e passiamo la serata a danzare nei due locali normalmente sovraffollati lungo la strada principale.

19 Agosto

Mattinata in Spiaggia all'Isola di Coronado dove facciamo colazione nuovamente allo StarBucks. A pranzo ci dirigiamo verso una zona commerciale di San Diego chiamata Fashion Valley per fare nuovamente acquisti. Pranziamo all'UNO Chicago Grills (14$ a testa). Nel pomeriggio facciamo un giro alla città vecchia di San Diego, vecchia nel senso che è una ricostruzione recente di quella che era la missione spagnola che 400 anni prima aveva fondato la città (risulta una specie di parco a tema). Tra bancarelle, negozi di souvenir e ristoranti messicani passiamo il pomeriggio in tranquillità (io acquisto un libro sui burrito ma non riesco a convincermi a comprare un cappello da CowBoy). La sera tuttavia è vicina e bisogna dirigersi verso Los Angeles, attraversando l'Orange County.

Arriviamo al Days Inn sul tardi e il gentile gestore messicano ci sposta la prenotazione dal giorno dopo alla sera stessa. Ultima cena ancora da Denny's a poca distanza dall'hotel e poi direzione Santa Monica, dove arriviamo sul tardi verso mezzanotte. Parcheggiata l'auto un pò fuori dalla zona del porto ci dirigiamo a piedi verso questo, dove possiamo solo constatare che a quell'ora la vita in quel luogo è già spenta. Facciamo un giro della zona turistica, una sosta all'esterno del Bubba Gump e poi si torna verso la vettura.

20 Agosto

Facciamo con calma colazione, prepariamo le valigie e ci dirigiamo verso l'autonoleggio dell'Alamo all'esterno dell'areoporto dove, con graditissima sorpresa, ci confermano che, anche se abbiamo cambiato la vettura, possiamo riconsegnare pure questa con il serbatoio vuoto. Bus Naveta e siamo di nuovo a LAX pronti per il viaggio di ritorno, questa volta via Memphis.

21 Agosto

Nessuna grande avvenimento nel viaggio di ritorno (a parte un pò di problemi intestinali di qualche componente del gruppo). Il cibo servito a bordo risulta quasi peggio di quello dell'andata (e mancava il gelato). Usiamo il biglietto di ritorno del bus a Malpensa e di nuovo il treno verso casa.

Conclusioni

In questo documento è stato descritto un viaggio nel sud-ovest degli stati uniti dalla durata di circa 19 giorni (tipica frase da inizio nelle conclusioni) di cui però solo 16 effettivamente attivi.

Ricordo, anche se credo sia conosciuto a tutti, che in USA la correte elettrica è a 110V e perciò qualunque apparecchiatura si intenda collegare alla loro rete deve funzionare ugualmente a una tensione più bassa della nostra (essendo piu bassa in teoria non esplode, semplicemente non funziona, discorso contrario per un dispositivo a 110V usato da noi).

Se non si fa un volo diretto verso gli stati uniti e non si abita a milano, evitare Malpensa (almeno finché non sarà collegata bene con Milano Centrale).

Se si viaggia con KLM, un'ora ad Amsterdam di coincidenza è poco: prevedere almeno un ora e mezza per evitare corse massacranti tra un terminal e l'altro (o allenarsi in anticipo).

Il veicolo (il RAV4, intermediate SUV nella classificazione Alamo) è stato adatto agli scopi. Non è stato quasi mai usato off-road se non per raggiungere la spiaggia a Lone Rock, visto che nelle restanti tratte è sempre stata disponibile una comoda strada asfaltata. Il baule era esatto per le nostre valigie (una molto grande, due normali e una piccola). C'è anche da dire che le valigie erano sovradimensionate per il viaggio, tuttavia una berlina americana non avrebbe potuto certamente portare tutto quel volume. Per conto mio avevo portato troppi vestiti da mettere la sera, mentre il maggior utilizzo è stato di vestiti per il giorno a camminare, e a San Francisco faceva troppo freddo per mettersi vestiti estivi. Alla fine del viaggio su entrambi i SUV risultavano scheggiate al parabrezza. Fare l'assicurazione Cristalli e Gomme per il veicolo si dormono sonni tranquilli, pagando però 200 euro in più. Alternativamente selezionare una altra compagnia di noleggio (o brooker) che abbia tale polizza compresa.

Con il senno del poi, consiglio di prenotare prima di partire tutti gli alberghi, se si va in vacanza in Agosto. Si limita molto la scelta, ma ci si toglie intanto il pensiero di dosso, e si risparmia tempo nella ricerca considerando che la zona è stata letteralmente invasa da stranieri grazie all'ottimo cambio euro dollaro che c'era nell'estate del 2008. In mancanza della prenotazione anticipata e come supporto logistico un vecchio portatile dotato di wireless risulta indispensabile.

Il numero perfetto di partecipanti in un viaggio in america è 4 persone, in modo da riempire completamente le stanze dei motel che sono tutte Double Queen, ovvero con due letti matrimoniali.

Se si pianifica precedentemente gli spostamenti limitarsi a massimo 200-300 miglia per giorno per poter sfruttare pienamente il resto della giornata.

Fare il giro della Strip di Las Vegas in auto e poi parcheggiare direttamente nei casinò, si risparmia tempo e fatica: da provare.

Gli Slot Canyon di Page vanno assolutamente visti (se il meteo lo consente), nonostante il prezzo e il poco tempo a disposizione.

Il discorso della miglior pianificazione è abbastanza lungo. Prevedere un giorno in più a Los Angeles se si vuole andare a visitare gli Hollywood Studios. Se organizzati meglio, si poteva visitare anche il Bryce Canyon, probabilmente molto più bello dello Zion anche se più distante. Con diversi giorni in più si poteva pensare anche di arrivare fino alla Monument Valley e visitare gli altri parchi dell'Utah (Arches e Canyonlands). Interessante anche da visitare è il Meteor Crater vicino a Flagstaff.
Si poteva cercare un posto piu vicino al parco di Yosemite (addirittura all'interno) piuttosto che prenotare a nord di Fresno. Allo stesso modo si poteva prenotare un posto più vicino al parco di Zion (anche se Hurricane non è lontanissimo dall'ingresso). La mancanza di alloggio a Page è stata critica, ma anche quella di un posto tra il parco di Yosemite e Las Vegas obbligando l'attraversamento della valle della morte in mattinata e l'arrivo nel primo pomeriggio a Las Vegas. Allo stesso modo avere una cartina dettagliata delle zone si potevano trovare le strade e i posti che abbiamo saltato (come la 17-Mile Drive vicino a Monterey).

Un solo giorno a San Diego è poco, la città vale la pena di essere visitata a fondo per qualche giorno in più: un viaggio di 20 giorni, con un giorno in più sia a San Diego che e Las Vegas (o nella Death Valley) sarebbe stato perfetto.

Come ultima cosa ricordo infine che dal 2009 per salire su un volo diretto verso gli Stati Uniti è necessario registrarsi prima sul sito dell'ESTA.

Le spese a testa (le spese comuni sono state divise per 4) indicativamente sono state:
Volo: 1100EUR
Noleggio Auto: 240USD
Carburante: 100USD
Pernottamenti: 500USD
Ingressi a Parchi e Monumenti: 50USD
Pranzi, Colazioni, Cene: 500USD

Riassunto Spostamenti

Los Angeles - San Simeoncirca 250 miglia
San Simeon - Monterey - San Franciscocirca 220 miglia
San Francisco - Fresnocirca 190 miglia
Fresno - Bishopcirca 230 miglia
Bishop - Death Valley - Las Vegascirca 300 miglia
Las Vegas - Hurricanecirca 140 miglia
Hurricane - Kanabcirca 70 miglia
Kanab - Page - Flagstaffcirca 250 miglia
Flagstaff - Grand Canyoncirca 100 miglia
Grand Canyon - Barstowcirca 380 miglia
Barstow - San Diegocirca 180 miglia
San Diego - Los Angelescirca 120 miglia
Totalecirca 2430 miglia

SoundTrack

Come ogni viaggio che si rispetti è necessario preparare prima della partenza un adeguata colonna sonora

CD1: Road Country

1Johnny Cash - Ring of Fire
2George Jones - He Stopped Loving Her Today
3David Gates & Bread - The Guitar Man
4America - A Horse with No Name
5John Denver - Take Me Home Country Roads
6Bruce Springsteen - Born To Run
7James Brown - Living in America
8Canned Heat - On The Road Again
9Johnny Cash - Cocain Blues
10Bob Dylan - The Hurricane
11John Cougar Mellencamp - Human Wheels
12Dire Straits - Sultans of Swing
13Blue Oyster Cult - Don't Fear The Reaper
14Johnny Cash - Folsom Prison Blues
15Bruce Springsteen - The River
16Jhonny Cash - Ghost riders in the sky

CD2: California e USA

1Red Hot Chili Peppers - Californication
2Phantom Planet - California
3Bryan Adams - Summer Of 69
4Eagles - Hotel California
5Iggy Pop - The Passenger
6Bruce Springsteen - Born In The Usa
7Steppenwolf - Born to be wild
8Bob Dylan - Like A Rolling Stone
9U2 - Running To Stand Still
10Eddie Rabbit - I Love A Rainy Night
11Gary Jules - Mad World
12Eagles - Take It Easy
13Soul Asylum - Runaway Train
14U2 - Where The Streets Have No Name
15Traffic - John Barleycorn Must Die
16Lynryd Skynyrd - Sweet Home Alibama
17Don McLean - American Pie

Risorse

www.pmx.it/viaggi/usa2008

Arrivare in america

Informazioni aggiornate sul tipo di passaporto che permette di entrare in USA Polizia di Stato.

Parchi

Yosemite: Mappe e Brochure (che vengono fornite dai ranger) possono essere trovate qua, in particolare la brochure in italiano. Un articolo su LoneyPlanet Hiking through Yosemites back-country.
Death Valley: informazioni (su come sopravvivere in un deserto) e mappe della valle della morte possono essere trovate qua (versione 2008).
Zion: Mappe e Brochure (che vengono fornite dai ranger) possono essere trovate qua.
Glen Canyon: la mappa per il lago Powell può essere trovata qua.
Grand Canyon: mappe per il Grand Canyon (North e South) sono qua, il materiale fornito dai ranger all'ingresso qua, l'elenco e descrizione dei sentieri qua.

Città

San Francisco: dalla reception dell'hotel ho preso diversi libricini con le mappe, i locali, le attrazioni di San Francisco. Ne esistono versioni online come BayCityGuide.com o san francisco guide.
Los Angeles: non mi ricordo dove ho preso un libricino la cui versione online si trova in Travelhost.com (anche se non funziona benissimo come sito).

Le guide della Lonely Planet potrebbero essere interessanti da leggere prima della partenza. Sul sito della Lonely ci sono poi diversi estratti in PDF gratuiti da essere esaminati (da Coastal California - Pick & Mix Chapters per esempio Getting Started & Itineraries).